L'ideazione di questo spettacolo risale al 2017 nel contesto di "Burattini a Bologna Tributo a Wolfango". La rassegna estiva dedicata alla memoria di un grande bolognese: il pittore Wolfango, che nella sua immensa poliedricità artistica è stato anche profondo conoscitore dell’arte burattinaia della sua città e costruttore di burattini.
L'Amleto di Wolfango è una particolarissima versione burattinesca dell'Amleto shakespeariano, idea cara al pittore bolognese per il quale si era prodigato a creare scene e bozzetti per i costumi. A questo progetto hanno aderito, tra gli altri, anche alcuni amici di Wolfago: il critico d'arte Eugenio Riccomini, che ha curato la presentazione dello spettacolo, il professore Antonio Faeti e l'attore Vittorio Franceschi, che hanno preso parte alla rappresentazione nell'insolita ma non sconosciuta veste di burattinai.
Un ringraziamento particolare va rivolto ad Alighiera Peretti Poggi, figlia di Wolfango e al Comune di Bologna che ha creduto e sostenuto questo progetto con il conseguente ritorno dei burattini nel centro di Bologna.
Il successo, decretato da un cortile letteralmente sold-out, è un risultato ottenuto da una grande squadra la quale è stata arricchita dalla presenza di un fuori classe come l’attore Vittorio Franceschi che, in nome dell’amico Wolf, si è messo totalmente in gioco, come solo i professionisti sanno fare, dando voce al protagonista. I movimenti impressi al burattino durante il sapiente doppiaggio dal vivo di Franceschi hanno fatto del nostro Amleto l’ideale fusione tra il personaggio della tragedia e quello dei
burattini. L'intento è stato utilizzare i momenti della calcolata follia del principe per avvicinarlo al carattere più comico tipico delle maschere, per cui irrompe sulla scena con tanto di capocciate sulla ribalta degne del più disperato Sganapino.
Proporre al pubblico odierno di Bologna un dramma shakespeariano interpretato dai burattini è un’operazione che sarebbe stata impensabile solo qualche anno fa. All’arte burattinaia si dà del “Voi” ed è solo quando ci si è impadroniti delle regole della tradizione, delle chiavi dei suoi cassetti più nascosti, quando si ha assorbito l’arte attraverso lo studio o per osmosi frequentando altri burattinai, che ci si può permettere di ribaltare le cose, di reinventare… di “tradire la tradizione”.
È possibile improvvisare una battuta, addirittura un intero spettacolo. Quello che non si può improvvisare è l’Arte!
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